di Alessio Pizziconi
Come l’acqua durante una traversata nel deserto, volumi come quello ora dedicato a Giovanni Spadolini. Frammenti di vita di un italiano 1972-1994 edito da Polistampa (Firenze, 2019) risultano altrettanto imprescindibili, specialmente in un periodo storico come quello attuale, dove il mondo politico e la stessa società civile italiana sembrano aver smarrito la via maestra, perdendo gradualmente di vista la stella polare dei valori di serietà, di probità, di spirito di servizio e di impegno verso la propria comunità nazionale che hanno sempre guidato il pensiero e l’azione dei Padri costituenti e di statisti di assoluto valore come Giovanni Spadolini. Qualsiasi confronto con i tempi attuali appare clamorosamente impietoso anche ai non addetti ai lavori, con il recente decennio ancor più imbarazzante e a tratti vergognoso. C’è assoluto bisogno di esempi di integrità, di capacità e di coraggio, caratteristiche che hanno sempre contraddistinto la vita del giornalista, dello storico e dell’uomo delle istituzioni fiorentino. Convinto che tutti nel proprio ambito, dovessero dare l’esempio: gli amministratori della cosa pubblica per primi. Parafrasando una mirabile frase del curatore del libro, Cosimo Ceccuti, sin da giovanissimo suo assistente alla cattedra, il sentimento che più caratterizza Giovanni Spadolini uomo pubblico, nel suo impegno politico e civile, è la gioia e l’orgoglio di essere italiano. Lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di impegnarsi e di portare fiducia tra i ragazzi delle scuole o tra le vecchiette di un paesino del Sud colpito dal terremoto, nel confronto fra i grandi della Terra o nel dialogo aperto con i più autorevoli esponenti della cultura nazionale o internazionale. Nelle parole introduttive di Cosimo Ceccuti si legge chiaramente l’emozione di chi ha avuto la fortuna di conoscere bene Spadolini e di collaborare molti anni insieme a lui.
Il volume, presentato per i venticinque anni dalla scomparsa dello statista, è una raccolta fotografica in cui attraverso le immagini, il narratore e il protagonista è soltanto lui. Restano fuori gli aspetti privati, gli anni della formazione, della fulminante carriera giornalistica e del precoce insegnamento all’Università di Firenze. La storia che ci racconta riguarda infatti esclusivamente il periodo del suo impegno politico, al servizio della nazione, che va dal 1972 alla sua scomparsa. Un percorso che comincia con l’elezione al Senato come indipendente nelle file del Partito Repubblicano, poi Presidente della Commissione Pubblica Istruzione. Nel 1974 fondatore del Ministero per i Beni Culturali del Governo Moro, nel 1979 Ministro della Pubblica Istruzione, nel 1981primo Presidente del Consiglio non democristiano dell’Italia repubblicana, nel 1983 Ministro della Difesa e infine dal 1987 al 1994 Presidente del Senato, chiamato più volte a svolgere la funzione di Presidente della Repubblica supplente. L’album per facilità di lettura è suddiviso in sei sezioni.
La prima riguarda appunto la vita politica italiana, che inizia quando Aldo Moro lo sceglie come Ministro senza portafoglio, e in seguito Ministro del neonato dicastero per i beni culturali, dove Spadolini impegnerà tutto se stesso coinvolgendo tutte le possibili risorse umane per servire e tutelare il patrimonio nazionale. Nel giugno 1981 Sandro Pertini lo scelse come primo ministro per fronteggiare la crisi morale ma anche economica e civile che stava attraversando il Paese. Il Professore si impegnò come di consueto in prima persona e dove non arrivava con la propria competenza fece ricorso all’aiuto dei maggiori esperti soprattutto al di fuori dei partiti. I due governi Spadolini videro altresì la nascita della Protezione civile e l’avvio della prima missione di pace dell’Italia, in Libano. Curioso notare come l’opera di recupero dei sassi di Matera inizia proprio dopo un suo viaggio nella città lucana. Un uomo della caratura di Spadolini aspirava certamente al Ministero degli Esteri, ma per un fatto di equilibri non era possibile toglierlo alla Dc. Come Ministro della Difesa nel governo Craxi interpretò il suo ruolo con una costruttiva presenza internazionale rafforzando la posizione filo-occidentale dell’Italia.
La seconda sezione ci proietta sulla scena politica internazionale, con i vertici dei Paesi più industrializzati, gli incontri bilaterali, le aperture verso la Cina e la questione palestinese. Europeismo e piena collaborazione con gli Stati Uniti erano i capisaldi della sua azione. In continuità con la precedente, la terza sezione investe i rapporti anche personali del protagonista con i grandi della Terra. Quello che più colpisce e che emerge chiaramente dalle foto, è l’estrema facilità di dialogo dello statista italiano con i principali protagonisti dello scenario globale dell’epoca, e il rispetto e l’ammirazione che ognuno di essi aveva per lui: da Margareth Tatcher a Ronald Reagan, dai reali d’Inghilterra a Shimon Peres, da Lech Walesa a Gorbacev, da re Hussein di Giordania a Nelson Mandela. Un’altra epoca, un altro stile, e un ruolo da protagonista dell’Italia nel mondo. Basterebbe da sola questa sezione ad indicare la via per chiunque aspirasse a rappresentare le nostre istituzioni in Patria e all’estero.
Nella quarta sezione ci addentriamo nel mondo più a lui congeniale, quello della cultura. Le foto selezionate ci mostrano quanto ampio fosse per lui il concetto di cultura, l’immenso amore per i libri e quanto grande fosse il desiderio di sensibilizzare e coinvolgere i giovani. Spadolini era solito ripetere di non essere un politico, ma uno studioso che aveva avvertito il dovere civico di “prestarsi” pro tempore alla politica. E per Spadolini, nessuno doveva sottrarsi a un dovere civico. Lo troviamo tra gli studenti della Bocconi, di cui era Presidente, come lo fu delle celebrazioni del centenario di Garibaldi nel 1982. Diciannove lauree Honoris causa, e tantissime lectio magistralis stese sempre di persona come faceva quando insegnava a Firenze.
La quinta sezione è varia e comprende aspetti molteplici e perfino curiosi della sensibilità dell’uomo delle istituzioni per l’attualità e le tradizioni: la partecipazione a trasmissioni radiofoniche, come i festeggiamenti con la Nazionale di Bearzot nel 1982, o per le strade tra la gente in occasione di feste o ricorrenze (anche garibaldine).
L’ultima sezione, ricca di fascino, riguarda La casa dei libri a Pian dei Giullari. Difficile da descrivere l’emozione che si prova al suo interno: chi scrive ha avuto la possibilità di visitarla insieme al Direttore di Camicia Rossa. Un luogo che sprigiona cultura da ogni angolo, con la grande collezione di volumi raccolti dal Professore e l’atmosfera rimasta identica a quella dei momenti in cui nei rari momenti liberi vi si rifugiava. Un luogo pieno di fascino dove tanti grandi della Terra hanno fatto visita. E dove è attuale e messo in pratica il desiderio che aveva lo statista fiorentino: la conservazione e l’incremento della biblioteca e delle iniziative culturali promosse dalla Fondazione Spadolini Nuova Antologia, al servizio delle nuove generazioni di studiosi. Così come restano attuali e intramontabili il pensiero, la forza delle idee e l’esempio di una vita esemplare, vissuta al servizio del giornalismo, degli studi, e del Paese: con l’orgoglio di essere italiano.